Quali sono le conseguenze del Covid per le famiglie monogenitoriali? Dai disagi nascosti degli esclusi alla povertà educativa

Dall’inizio del lockdown molto è cambiato per le donne e le loro famiglie. Anche il disagio che incontriamo nei centri e nei servizi rivolti ai nuclei mamma-bambino. Quali conseguenze ha avuto il Covid sulle famiglie che seguiamo con il progetto #CrescereInsieme?

Ne abbiamo parlato in una Tavola rotonda online alla quale hanno partecipato Martino Rebonato, responsabile del progetto, Salvatore Carbone, portavoce della Rete Mamma-BambinoAlberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, Marco Rossi-Doria, insegnante e politico esperto di politiche educative e sociali, Cristina Covre, psicoterapeuta e operatrice, e Alessandra Aluigi, Assessora alle Politiche Sociali Municipio Roma VIII.  

La solitudine delle mamme sole diventa isolamento

Un contesto di precarietà e vulnerabilità sociale è emerso. La pandemia ha costretto all’isolamento chi dall’isolamento avevo bisogno di uscire. Ha chiuso in casa chi ha come casa una monolocale. Salvatore Carbone apre la Tavola rotonda con questa immagine. Una condizione che riguarda tutte le famiglie fragili e in difficoltà. Tra le quali i nuclei familiari mamma-bambino, seguiti dai servizi riuniti nella Rete di cui è portavoce il fondatore de La Nuova Arca. Troppe famiglie si sono ritrovate ancora più isolate, escluse, perché vivono in un precariato di cittadinanza. Così Carbone definisce le mamme straniere che rimangono fuori dalle reti del sociale. Difficili da raggiungere, da conoscere, da individuare in questo contesto. Non sanno a chi rivolgersi e pagano più di tutte, nell’invisibilità totale, le conseguenze economiche e sanitarie della pandemia di Covid-19. E poi ci sono i bambini. Il cui bisogno di andare a scuola sembra un capriccio di fronte alla lotta al Covid. I bambini hanno bisogno di relazioni con l’esterno. Hanno bisogno di incontrare i compagni di scuola. Abbiamo visto più volte i bambini manifestare questo bisogno. E, forse, almeno per i più piccoli sarebbe stato giusto tenere aperte le scuole. Ma abbiamo visto anche mamme aiutare altre mamme. Passare più tempo con i propri figli, soprattutto per affrontare insieme la didattica a distanza. Le abbiamo viste affrontare con dignità la paura. Abbiamo visto attivarsi un villaggio solidale, in cui le famiglie si sono supportate a vicenda.  

Il precariato lavorativo e abitativo che genera povertà educativa

Un reale sostegno nella ricerca di un lavoro e di una casa, per le donne sole con bambini, è mancato tra le misure adottate dal Governo nel 2020. Sono sfumati tirocini, colloqui, posti di lavoro in negozi ormai chiusi. Le soluzioni che con fatica sono state individuate per garantire l’autonomia delle mamme. La povertà educativa diventa difficile da combattere se una mamma non può garantire i bisogni dei propri bambini. Per non parlare del fatto che sulle mamme che crescono da sole i propri figli ricade il peso sia della gestione della famiglia che del lavoro. Cosa accadrebbe se lei o uno dei suoi figli dovesse ritrovarsi in quarantena?  

Le famiglie invisibili

Alberto Pellai pone l’accento sul fatto che i vari DPCM troppo a lungo non hanno contemplato la dimensione dei minori. Si è normata la modalità per portar fuori gli animali domestici, ma i bambini e gli adolescenti erano destinati alla chiusura tra le mura di casa. La famiglia non è stata una priorità. Tutto questo ha amplificato le vulnerabilità soggettive di ogni famiglia. Alle difficoltà oggettive delle restrizioni del lockdown si accompagnano quelle preesistenti. Quanti genitori separati non hanno potuto congiungersi con i figli? In quante case si sono condivisi spazi ristretti, cercando di coniugare lavoro e didattica a distanza? E in quali contesti ricadono queste situazioni? Va considerata anche la sofferenza psicologica che i genitori possono trasmettere ai propri figli. L’ansia degli adulti che temono le conseguenze dell’epidemia, un aspetto rilevante soprattutto nel caso di soggetti che soffrono di depressione, viene recepita anche dai bambini. Da Pellai arriva, però, una proposta interessante da attuare subito, in questo secondo lockdown. Piuttosto che isolare ogni famiglia, la soluzione più idonea potrebbe essere quella di creare delle piccole comunità di 3 nuclei familiari. Famiglie che si aiutano, mantengono vive delle relazioni, condividono la cura dei figli. E i figli stessi possono avere ancora uno spazio per le relazioni, non potendo andare a scuola, incontrando i ragazzi delle altre famiglie.  

Povertà e questione di genere

Il peso della gestione familiare ricade soprattutto sulle donne. La perdita del posto di lavoro è un rischio in modo particolare per le mamme sole. Pone l’accento sulla questione di genere Marco Rossi-Doria, vice presidente dell’Impresa sociale Con i Bambini. I ristori e le misure di sostegno, invece, sono riservati solo a chi ha avuto l’opportunità di un lavoro regolare prima dell’inizio dell’emergenza. La politica ha dimenticato le famiglie che vivono, spesso non per una propria scelta, grazie ad un lavoro retribuito senza regolare contratto. Il reddito di emergenza sarebbe stata una misura coerente con quello che è il vero binomio della crisi in corso: il Covid + la povertà.

 

Il Progetto

#CrescereInsieme

Con I Bambini. Progetto realizzato con il Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile

Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile 

Per informazioni:

percorsiconibambini.it/crescereinsieme/ – facebook.com/Crescereinsieme.Progetto/